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# 21: NUOVA ALBA

di Thierry “Tsunami” Gerbore

 

PROLOGO

 

4 mesi fa

 

 

Sede del Dipartimento per le Operazioni di Mantenimento della Pace, Palazzo di vetro dell’ONU, Bruxelles, Belgio

 

Marcus Davidson siede nervosamente davanti all’ufficio del suo capo.

Da mesi lavora a questo progetto. Lo ha analizzato in ogni suo aspetto, cercando di non lasciare nulla al caso. In un angolo della propria anima albergano dubbi sulle possibilità che la sua idea venga accettata.

Può solo sperare nella lungimiranza del suo superiore e nella validità delle ragioni da lui esposte. Forse un piccolo colpo di fortuna… se lo merita, in fondo. Ha dedicato tutta la vita alle Nazioni Unite, ha lavorato sodo, convinto di stare seguendo la strada giusta.

Mentre è immerso in questi pensieri si avvicina un’avvenente segretaria.

“Monsieur, il Segretario Generale Aggiunto la sta aspettando”.

Davidson si alza e la segue.

“Merci” è l’unica parola che dice.

La segretaria entra nell’ufficio precedendo l’uomo.

“Signora, ecco mister Davidson”.

“Buongiorno signora” si presenta formale l’uomo.

Martha Kaufmann alza la testa e fa cenno a Davidson di sedersi.  Ordine che viene eseguito con compostezza, cercando di non tradire nessun nervosismo. Anche se di fronte ha un personaggio di spicco dell’ONU. Martha Kaufmann riveste la carica di Segretario Generale Aggiunto per le Operazioni di Mantenimento della Pace. E’ la prima donna a rivestire questo ruolo ed il fatto che lo abbia ottenuto prima di aver raggiunto i 55 anni la dice lunga sulle sue capacità e la sua determinazione. Ha scavalcato molti uomini di prestigio che sulla carta sembravano molto più meritevoli. In poco tempo ha però dato un nuovo impulso al dipartimento, rendendolo capace di svolgere il proprio compito. Giorno dopo giorno lavora per renderlo in grado di rispondere alle crisi internazionali in modo efficace.

Capace, risoluta, pragmatica, decisa a trovare soluzioni concrete a problemi concreti, pronta a prendere decisioni difficili.

“Sarò franca Davidson: sono rimasta colpita dal suo lavoro. La sua analisi della situazione dei superumani nei paesi membri dell’ONU e le ipotesi sullo sviluppo degli scenari sono molto dettagliati. Alcuni nel dipartimento non la penserebbero allo stesso modo, ma credo che la sua idea possa funzionare. Il primo WorldWatch ha avuto risultati altalenanti e molti lo bollarono come un mezzo insuccesso. Eppure la necessità di avere un gruppo superumano non è venuto meno. Per questo il Consiglio di Sicurezza ha dato mandato al mio Dipartimento di prendere in esame varie proposte per la realizzazione di un gruppo di metaumani. E devo dire che ho visto molti progetti validi, ma il suo è l’unico realmente applicabile”

“Grazie Signora” replica semplicemente l’uomo.

“Bene Davidson, le annuncio che il Consiglio di Sicurezza si è già riunito ed ha avvallato l’operazione. Sono certa che non ci saranno problemi. Può iniziare a prepararsi per il reclutamento sul campo”

“Grazie Signora! Non se ne pentirà, glielo assicurò”

“Lo spero vivamente!”

 

Marcus Davidson esce dall’ufficio. E’ raggiante. Sta andando oltre le sue più rosee aspettative. Ora dove preparare tutto per raggiungere i membri del nuovo WolrdWatch. Il Consiglio ha dato il suo assenso e deve immediatamente partire la preparazione per le prossime fasi.

 

OGGI

 

Sainte Anne, Guadalupa, Antille Francesi

 

“Sophie, porta una birra al vecchio Jean-Paul” a parlare è una vecchietta dietro ad un logoro bancone. I capelli crespi ed il colore della pelle la identificano immediatamente come una creola. Gli occhi vivi ed attenti, la risposta sempre pronta, le maniere sbrigative e prive di fronzoli, tutti la conoscono con il soprannome di Maman Acras.

“Si, maman” risponde una giovane donna. Atletica, un corpo statuario e scattante, occhi verdi incastonati su di un viso d’angelo, qualche efelide sulle gote, capelli corvini lisci, labbra invitanti e il tipico naso delle donne nate nell’esagono. Sophie porta la birra ad un vecchio seduto su di una vetusta panca.

“La vita su quest’isola è facile… ti viene chiesto solamente di esistere” pensa la giovane donna.

“Merci, ma pouce” gli risponde con un sorriso il vecchio quando deposita la birra davanti a lui.

“De rien, pepé” replica affettuosamente Sophie, usando il diminutivo che viene solitamente usato in Francia per chiamare il proprio nonno.

“E’ ora di chiusura, bella bruna” la avverte la vecchia.

Maman Acras non capirà mai come una così bella ragazza possa desiderare di sparire dal mondo. Sa solo che si è presentata qui dopo quell’orribile storia di demoni ed incubi.

Era sola, spaventata, alla ricerca di un posto sicuro in cui rifugiarsi. Non aveva niente con sé, non una valigia, nessun documento… sembrava apparsa dal nulla. Eppure la vecchia sapeva che stava in realtà fuggendo da qualcosa. Aveva vissuto abbastanza a lungo per capire queste cose.

La donna non aveva potuto far altro che accoglierla e darle il posto di cameriera. In fondo aveva bisogno di una mano. E quella ragazza era sana e forte, sembrava non stancarsi mai.

 

Sophie chiude le imposte e la porta, controllando istintivamente che sia tutto in ordine.

“Certe abitudini non passano mai…” pensa con malinconia.

Poi va a prendere una scopa ed inizia a pulire per terra. L’espressione lontana e assente di chi è assalito dai propri pensieri e lotta con ricordi troppo vivi.

“Sophie, petite… perché non esci a fare una passeggiata sulla spiaggia? Forse ti libererai da tutti questi pensieri…”

“Non ho pensieri m’man”

“Non mi inganni fillette… sono troppo vecchia per farmela sotto al naso” replica.

“Ok, ça roule…” risponde mentre passa la ramazza alla vecchia. Apre la porta sul retro e fa per uscire quando la raggiunge la voce dell’anziana.

“Sophie… non andrai mai abbastanza lontano per fuggire da te stessa e da quella che sei” Senza rispondere la giovane prende la porta e si dirige alla spiaggia.

 

Sainte Anne, Guadalupa, Antille Francesi – all’esterno della locanda di Maman Acras

 

Un uomo siede sul sedile passeggero di una spartana jeep, intento ad osservare l’immobile.

Accanto a lui, a terra, un altro uomo. E’ vestito in maniera informale, ma con tale precisione da identificarlo immediatamente come un membro di un qualche servizio di sicurezza.

“Signore, la donna è uscita. Entriamo in azione?”

“No. IO entrerò in azione. Meglio che agisca da solo. Non è pericolosa, almeno non nel senso che crede lei”

“Come vuole” risponde l’agente. Sperando di liberarsi di questo pomposo papavero dell’ONU, che scende agilmente dalla jeep e s’incammina sulla spiaggia cercando di raggiungere la donna.

 

Sainte Anne, Guadalupa, Antille Francesi – poco dopo sulla spiaggia

 

Nella testa di Sophie risuonano le parole dell’anziana: ‘Non andrai mai abbastanza lontano per fuggire da te stessa e da quella che sei’…

“Già, ma chi sono io? Cosa sono?” si chiede dando un calcio alla sabbia “Sono Marianne, la supersoldatessa al servizio del governo Francese? Sono una genocida, visto che non ho impedito quanto è successo per porre fine all’invasione dei Marziani? Sono solo un eroe da laboratorio, ‘creata’ a tavolino con una versione europea del siero del supersoldato? Oppure sono un’eroina vera? Sono forse solo una vigliacca visto che sono venuta a rifugiarmi su quest’isola cercando di dimenticare quanto mi è successo?”

La giovane è immersa completamente in questi pensieri quando finalmente la sua mente recepisce quanto stanno registrando i suoi sensi portati all’apice della capacità umana. Si accorge che qualcuno sta correndo nella sua direzione.

“Maschio, pesa all’incirca sugli 85 chili, allenato… non si da briga di nascondersi e non cerca di prendermi di sorpresa” pensa la donna mentre si volta, in tempo per vedere Marcus Davidson farle ampi cenni con la mano destra fino a quando gli arriva di fronte.

“Mademoiselle Grenier… Marianne… ho necessità di parlarle…” dice l’uomo in francese.

“A quanto pare conosce la mia identità… Questo significa che fa parte di un agenzia governativa, quindi la Francia la manda per arrestarmi…”

“Arrestarla? Perché?” chiede incuriosito l’uomo.

“Dopo la crisi dell’Inferno2 e lo scioglimento di WorldWatch non sono tornata a rapporto”

“No, si tranquillizzi. Sono qui anzi per darle l’opportunità di tornare operativa”

“Alla Francia non serve una sedicente eroina con dubbi di coscienza e timore di usare una forza eccessiva” replica sconsolata.

“Forse alla Francia no… al mondo invece sì”

Sophie osserva l’uomo con sguardo interrogativo.

“Marianne, mi chiamo Marcus Davidson e l’ONU mi ha mandata a reclutarla per entrare a far parte della nuova formazione di WorldWatch

“Sta scherzando?” è l’unica risposta che riesce ad articolare Marianne.

 

Confine orientale della Cecenia – ore 6.00

 

Un timido sole fa capolino dietro una collina. La bruma mattutina non si è ancora diradata e la rugiada copre il brullo terreno. Il piccolo e sperduto villaggio ritorna alla vita dopo una rigida notte. Appena fuori dallo sparuto gruppo di case, sul lato nord, si è accampato un piccolo gruppo di soldati dell’esercito russo che trasporta materiale bellico.

A sud del villaggio, riparati dietro un piccolo avvallamento si stanno radunando alcuni guerriglieri, armati di lanciamissili i pochi veicoli blindati. Il loro intento è chiaro: vogliono impadronirsi del carico.

Al segnale del loro leader i mezzi dei guerriglieri si muovono rapidamente e giungono a portata di tiro. Prima che un solo missile possa partire un raggio di energia esplode davanti ad un pick-up. I guerriglieri alzano lo sguardo ed assistono ad una scena incredibile.

Una figura imponente sta scendendo su di loro. Un’armatura lucida, di colore metallico, atterra a poca distanza da loro mentre i propulsori posti sotto i suoi piedi alzano una piccola nuvola di polvere. La figura è alta quasi 2 metri, il sole si riflette sulla superficie metallica ricoperta di migliaia di rivetti a vista. L’armatura non è imponente come quella della Dinamo Cremisi anche se ne ricorda in parte le linee. Non è nemmeno rifinita e tecnologica come quella di Iron Man o War Machine, anche se gli arti richiamano i modelli precedenti e più leggeri delle armature usate dal Vendicatore Dorato. L’elmetto ha due piccole aperture un corrispondenza degli occhi, ai lati (dove sarebbero le orecchie in una testa umana) due piccoli ricettori completi di minuscole antenne. Sugli avambracci sono evidenti dei rivetti più appuntiti, come sulle nocche. L’essere in armatura non si muove di un millimetro mentre i guerriglieri terrorizzati iniziano a sparare. Inutilmente, poiché i proiettili rimbalzano sulla superficie dell’armatura. Il capo ha nervi più saldi, imbraccia un lanciarazzi e spara alla figura da una distanza di pochi metri. L’esplosione è violenta, ma l’unica risposta all’attacco è un sottile ronzio che testimonia l’esistenza di un campo di forza che protegge la figura.

< Arrendetevi e ritiratevi. Non farete del male a nessuno oggi, civile o meno. Andatevene o subirete l’ira di Titanium X > la voce è alterata elettronicamente, ma chiara e perentoria.

Poi l’essere alza un braccio e punta il palmo della mano aperta contro un pick-up. Una scarica di energia trancia di netto il cofano del mezzo dal resto del veicolo. A questo punto i guerriglieri iniziano a ritirarsi. Il sibilo di un colpo di mortaio attira però l’attenzione dei fuggitivi: i soldati russi li hanno visti e li stanno attaccando. I sensori di Titanium X hanno rilevato il colpo nell’attimo in cui è stato sparato. E’ subito in volo, fermandosi sopra i guerriglieri ed attivando il suo campo di forza. Il colpo vi si infrange sopra.

< Nessuno morirà oggi in mia presenza >

 

Confine orientale della Cecenia – ore 7.42

 

Titanium X è in volo e si allontana dalla scena del suo exploit. I sensori captano un elicottero in avvicinamento che usa le sigle identificative dell’ONU.

Un secondo dopo un messaggio viene captato dai suoi sistemi di comunicazione.

<< Questo è un messaggio per Titanium X su tutte le frequenze. Sono un delegato ONU e devo contattarla! >>

“Ecco, questo è dannatamente strano” pensa la figura volante mentre comunica all’elicottero una frequenza protetta.

<< Sono Marcus Davidson, sono un funzionario dell’ONU… >> inizia l’uomo.

<< Questo lo ha già detto. Venga al punto, la prego. Ho molto da fare in questo paese >>

<< L’ONU, in accordo con il governo Russo, l’ha scelta per far parte di WorldWatch >>

Se non fosse per gli stabilizzatori automatici la sorpresa farebbe perdere il controllo al possessore dell’armatura di Titanium X

 

 

 

A circa 50 km da Edmont, Alberta, Canada – ore 23.32

 

Nel buio della notte una macchina sfreccia su di una strada secondaria deserta. La radio passa un pezzo di Miles Davis che il conducente ascolta distrattamente.

Abbassa il finestrino per gettare il mozzicone di un sigaretta all’esterno ed insieme al vento giunge un forte rumore.

Dalla cima degli alberi fa capolino una luce intensissima, che abbaglia il guidatore e lo costringe a fermare la macchina. Il fascio di luce si sposta, rivelandosi come il proiettore di un elicottero che sta manovrando per atterrare.

Prontamente il conducente balza fuori dalla macchina e vi si ripara dietro. L’elicottero atterra e il rotore si ferma mentre dal mezzo volante iniziano a scendere degli uomini.

Il conducente della macchina esce dal suo riparo.

“Ok luridi bastardi cacciatori di mutanti. Adesso vi farò rimpiangere la decisione di prendervela con me!” detto questo porta le mani di fronte a se, puntando verso la macchina.

In un rumore di lamiera, vetro e materie plastiche che sembrano stridere tra loro accade l’incredibile. L’autovettura cambia forma ed in pochi attimi assume un aspetto vagamente antropomorfo, metallica e blasfema caricatura d’uomo. I fari ora sono occhi minacciosi che puntano verso gli aggressori.

“Si fermi mister Jeffries, non abbiamo intenzioni ostili!” grida una voce.

Madison Jeffries, il mutante canadese conosciuto anche come Box è sorpreso. Un uomo in giacca e cravatta gli si para davanti con le mani alzate. In effetti non sembra ostile, ma per sicurezza Madison fa muovere la macchina per bloccare la scorta del suo interlocutore.

“Tu sai come mi chiamo, però io non so chi sei tu” replica secco il mutante.

“Giusta osservazione. Sono Marcus Davidson. L’ONU mi ha mandato a reclutarla per far parte di WorldWatch, il team superumano delle Nazioni Unite”

“Oh merda…”

 

 

 

Volo speciale delle Nazioni Unite – Posizione attuale: in volo sull’Atlantico

 

Marcus Davidson sta rileggendo alcuni rapporti quando un’avvenente hostess gli porge un apparecchio telefonico.

“E’ per lei mister Davidson. I suoi collaboratori hanno detto che è urgente”

“Grazie” risponde prendendo l’apparecchio “Qui Davidson… Ah, ciao Jeremy dimmi tutto…”

Il funzionario ONU rimane alcuni secondi in silenzio.

“COME? Ti spiace ripetere senza omettere i dettagli?” questa volta passano dei minuti.

“Grazie Jeremy! E’ una notizia strepitosa, è quanto di meglio poteva accadere! Mettiti subito in moto e cerca di contattarlo, non possiamo perdere tempo! Io sono ancora preso con il reclutamento, ma voglio parlargli appena possibile!”

Dopo alcuni scambi di informazioni e i saluti di rito Davidson si abbandona completamente sulla poltrona.

“E’ un segno… è il destino! Stiamo facendo la cosa giusta, ora ne ho la certezza!”

 

 

 

Zona dei Docks, Londra, Inghilterra – ore 3.46

 

Un uomo si stringe in un giaccone. La notte di Londra, specie in questa zona, è fredda ed umida. La tipica bruma della città avvolge ogni cosa, creando uno scenario irreale. Perfino la zona dei Docks assume un’aura quasi magica.

In un’altra occasione Marcus Davidson potrebbe apprezzare questo paesaggio. Stanotte però è qui per lavoro, per un appuntamento.

Dalla nebbia arriva un rumore… Si distingue subito il rombo di una moto e nella nebbia appare un fanale che si avvicina. Dalla bruma come un’apparizione fa la sua comparsa Union Jack.

“Devo essere davvero pazzo per accettare di vedermi così con il primo che si spaccia per funzionario dell’ONU… eppure le sue credenziali sono autentiche” pensa Joey Chapman, l’uomo che attualmente veste il glorioso manto di Union Jack.

Lentamente Joey si avvicina al funzionario, i sensi all’erta per scovare segni di pericolo. Sembra tutto tranquillo, ma è sempre meglio non fidarsi. La mano corre alla pistola, liberando il fermo della fondina.

“Meglio essere prudenti” pensa Chapman mentre la moto si ferma di fronte a Davidson che inizia a parlare.

“E’ un onore conoscerla. Lei è una leggenda… un esempio… sono davvero felice di poterla incontrare”

“Molto gentile. Perdonerà però la mia cautela. Si è dato da fare per spargere in giro la voce che voleva incontrare Union Jack. Ora sono qui, ma le conviene essere breve e conciso. E convincente… non mi piace che si parli troppo di me in giro”

“Molto bene. Sono Marcus Davidson, rappresento l’ONU. E’ stato scelto per far parte di WorldWatch, il gruppo superumano delle Nazioni Unite”

“Non mi interessa. Non ho tempo da perdere svolazzando da un angolo all’altro del globo giocando alla guerra. Chiedete a Capitan Bretagna. Arrivederci” UJ fa per accendere la moto.

“Aspetti. Non sia precipitoso. Non le sto chiedendo di diventare una testa di cuoio per l’ONU. Vogliamo che entri a far parte di un gruppo di intervento per le crisi metaumane. Non si tratta di dare la caccia a Destino o all’Hydra. Qui si parla di un team che impedisca ad ogni pazzo di radere al suolo città, di una squadra formata da individui le cui capacità possono proteggere chi non ha super poteri”

“Continui” è l’unica risposta di UJ.

“Non sarete mercenari. Non sarete nemmeno i Vendicatori. Sarete la prima linea di difesa delle Nazioni Unite, non cacciatori, ma protettori. Sarete la risposta alle offese di chi gioca con le vite delle persone, dei bambini. Difenderete queste persone da chi vede gli esseri umani solo come statistica o schiavi. Inoltre…

“Inoltre?”

“Beh, l’ONU è pronta a varare un progetto esclusivo per lo sviluppo dei Docks di Londra. Istruzione, sanità, infrastrutture… Tutto quanto necessario per rilanciare la zona. E il progetto sarebbe supervisionato da lei. Capisce? Potrà difendere la sua gente dalle minacce superumane ed aiutarli anche nel lungo termine. Che ne dice?”

“Bene. Facciamo così: mi unisco al gruppo, ma alle mie condizioni”

“Sarebbero?”

“Primo: posso abbandonarlo in qualsiasi momento quando reputerò la linea di azione contraria ai miei valori” la mente di Joey corre alla fine dell’invasione marziana e all’uso della bomba al Betatrone.

“Questa opzione è ovviamente accettata. E’ un suo diritto”

“Secondo: se entro 6 mesi il progetto per i Docks non vede il via me ne andrò e vi farò pentire di avermi mentito”. UJ pensa al bene che potrebbe fare un serio progetto di riqualificazione dei Docks.

“Lo trovo accettabile. Da lei non mi sarei aspettato di meno, in effetti. Allora, accetta di far parte di WW? Lo stesso Premier Blair l’ha indicata per rappresentare la Gran Bretagna!”

“Bene mister Davidson, dove devo firmare?”

 

 

 

Tibet

 

Il sole è alto e splendente, regalando un clima più mite del solito.

Isolato, tranquillo, un uomo poggia delicatamente i palmi sul terreno. Rimane in silenzio, come intento ad ascoltare una voce lontana. Poi si alza e si dirige verso due suoi collaboratori.

“La zona è sicura a livello sismico, c’era un piccolo scompenso ma l’ho riportato nella norma” dice l’uomo. Si muove con sicurezza, nonostante non sia imponente fisicamente emana una forza ed una determinazione invidiabili.

“Dottor Fan!” la voce impostata e sonora appartiene ad un ufficiale.

Chang Fan, conosciuto anche come Sisma, si incammina per andargli incontro.

“Buongiorno colonnello Xian. Era da molto che non visitava il nostro accampamento. Tenterà ancora una volta di convincermi ad usare i miei poteri per abbattere la resistenza in Tibet oppure ha deciso di demordere?”

“Le sue parole non mi toccano. Per quanto mi riguarda non capisco perché non venga costretto a servire la Repubblica Popolare

“Forse perché un intervento superumano di questo tipo verrebbe considerato ostile e il Governo Cinese non può permettersi un incidente internazionale del genere” risponde una voce occidentale.

Il Colonnello Xian si volta adirato, ma quando vede un uomo indossare sul braccio destro la fascia che lo identifica come funzionario dell’ONU tace e serrando la mascella si fa da parte.

Dottor Chang Fan, sono Marcus Davidson. Sono onorato di conoscerla. E lieto di vederla in piena salute” dice rivolgendosi in inglese a Fan.

“Grazie. Dopo l’incidente che mi ha dato i miei poteri la mia mente era sconvolta. Ora il mio organismo controlla l’energia che mi ha trasformato ed il mio intelletto è nuovamente integro”

“Ottimo. Anche perché renderà il mio compito molto più semplice ed interessante. Dottore, lei ha avuto contatti con WorldWatch…”

“Certo, furono loro a recuperarmi”

“Da allora so che ha imparato a controllare ottimamente i suoi poteri. Si è anche reso protagonista di alcune azioni meritevoli di attenzione”

“Niente di eclatante. Ho fatto ciò che era in mio potere”

“Dottore, sono qui per informarla che è stato scelto per far parte del nuovo WorldWatch!”

“Io? Sta scherzando?”

“No. Sarò franco: il suo governo la tollera al momento. Ma non vede di buon occhio la sua riluttanza a non usare i suoi poteri per la Repubblica Popolare Cinese. Pur di non averla tra i piedi hanno accettato di farla entrare nel progetto WW”

Chang Fan rimane in silenzio per alcuni secondi. Il suo potere gli permette di fare cose incredibili, ben più che fare rilievi delle zone sismicamente attive.

“Bene mister Davidson. Se il mio governo ha accettato posso farlo anche io”

 

 

 

Volo speciale delle Nazioni Unite – posizione attuale: spazio aereo turco

 

Il funzionario ONU Davidson sta attendendo che lo mettano in comunicazione con la persona da lui richiesta. Finalmente il collegamento è stabilito e Marcus attiva il vivavoce.

“Buongiorno mister…” ma Davidson non ha il tempo di finire la frase.

“Ancora lei?!?! Mi vuole lasciare in pace?” risponde un misterioso interlocutore.

“Mi spiace, ma sono costretto a marcarla stretta. Il tempo stringe e la sua decisione deve essere immediata”

“Non aveva detto che aveva altri candidati? Vada a stremare loro…”

“Potrei, ma nessuno ha le sue peculiarità. So che non sta passando un momento facile, ma neppure il nostro mondo. Ho bisogno che lei…”

“Entri nel team, lo so. Non ho voglia di entrare ancora una volta a far parte dell’ennesimo super party”

“Signore, credo che finora lei mi abbia frainteso. Non le sto proponendo di entrare a far parte di WorldWatch

“Ah no? E io che mi credevo… allora perché mi tortura ogni giorno con queste chiamate?”

“Perché voglio che lei sia il leader di WW. Le sto chiedendo di guidare il gruppo”

“Questo mette le cose sotto un’altra prospettiva. Domani le farò sapere”

La comunicazione si chiude. Sul volto di Davidson si stampa un sorriso.

 

 

 

Teheran, Iran

 

Davanti alle massime cariche religiose e politiche iraniane vi è un uomo.

La parte superiore del suo volto è celato da una maschera. Gli occhi sono riparati da una specie di fitta rete nera, che permette al suo portatore di vedere chiaramente il mondo senza  che il mondo possa vedere lui.

La parte inferiore della maschera lascia scoperte le narici, la bocca ed il mento, chiudendosi sotto quest’ultimo. Anche la capigliatura è nascosta dalla maschera e sul retro sono visibili i segni delle chiusure.

L’uomo è interamente vestito di nero. Porta quello che può sembrare una specie di tunica, che arriva appena sotto le ginocchia. Sotto si vedono dei pantaloni larghi dello stesso colore che sembrano infilarsi in stivali, sempre neri. Le maniche, anch’esse larghe, sono leggermente arrotolate fino a metà dell’avambraccio. Il resto del braccio e le mani sono inguainate in un tessuto nero molto aderente. Sopra a questo l’uomo indossa una cappa nera, inquietante, senza cappuccio, ma con un ampio bavero. La mantella è fermata con due fermagli a forma di mezza luna. L’essere appare totalmente nero, facendo apparire la mezzaluna musulmana sul suo petto ancora più splendente. Sembra quasi viva, illuminata in modo mistico.

Kaveh Yazid, lei è conosciuto anche con il nome di Eblis. E’ vero?” a parlare è la massima autorità politica dell'Iran. “Sì, fratello, corrisponde a verità”

“E’ altresì vero che affermi che i tuoi poteri sono di origine mistica?”

“Sì, lo sono”

“E affermi che sono opera del vero dio e non del demonio?”

“Sì. Questi poteri mi sono stati dati da SRAOSCIA, dio della verità che controlla il ponte Cinvat, per volontà del vero Dio”

“Come puoi dire che è stato un altro dio a donarti i poteri e poi dirti servitore di Allah?”

“Il vero Dio ha concesso che Sraoscia mi donasse questi poteri. Se fossero doni del demonio Allah non mi avrebbe permesso di incontrare questa divinità”

“Blasfemia!!” urla uno dei religiosi.

“Non ho mai fatto nulla per allontanarmi dal cammino che conduce al vero Dio. Sono convinto che lui abbia compreso il gesto di Sraoscia e che nella sua infinità bontà mi abbia permesso di usare questi doni per aiutare i miei fratelli”

Seguono attimi di silenzio.

“E sia, hai il permesso di prendere parte a questa follia che porta il nome di WorldWatch. Però sei avvertito: se perderai la fede nel vero Dio e ti comporterai in maniera scorretta sarai un nemico della fede e dell’Iran”

“Non potrà mai accadere” così dicendo Eblis esce dalla stanza con un profondo inchino. Oltre la porta lo aspetta Marcus Davidson. Il sorriso di Yazid è eloquente.

“Benvenuto a bordo” ed il funzionario ONU gli tende la mano che viene prontamente stretta dall’uomo vestito di nero.

 

 

 

Aeroporto Internazionale di Bruxelles, Belgio

 

E’ una tersa alba e su di una pista isolata dedicata a voli speciali e militari un avveniristico aviogetto attende paziente. Ai piedi della rampa di carico vi sono Union Jack, Eblis, Sisma, Marianne e Davidson.

“E’ un piacere rivederla Dottor Fan” dice Marianne al cinese.

“Piacere mio. E’ bello vedere un volto conosciuto quando si inizia un’avventura”

“Concordo” afferma Union Jack stringendo la mano alla francese. Improvvisamente dal cielo giungono due figure. La prima è Titanium X, che si posa a pochi passi da loro. La seconda è un robot antropomorfo altro 2 metri e mezzo, dalla stazza imponente. Il volto ricorda vagamente quello umano, con due ‘occhi/visori’ ed una specie di fessura come bocca. Più che un robot sembra un corpo umano metallico, interamente cibernetico, anche se non affusolato come il suo corrispettivo di carne ed ossa. Il robot si posa, avanza lento verso di loro.

< Piacere, io sono Box > afferma alzando una mano. Un leggero crepitio di energia e dal petto del robot esce letteralmente un uomo “Potete anche chiamarmi Madison Jeffries”

“Se avete finito le presentazioni direi che possiamo andare. Titanium X e Box, voi potete seguirci in volo, noi prenderemo il jet”

< Dove siamo diretti? > chiede Titanium X.

“Alla vostra nuova base, la Piattaforma. E’ al largo della Danimarca, nel Mar Baltico, proprio in fronte a Copenaghen” afferma salendo sul jet, imitato dai membri appiedati del team.

Il mezzo si alza rapidamente in volo, seguito dai due restanti Watchers.

 

 

 

Base di WorldWatch, Mar Baltico, al largo della Danimarca

 

Il sole non è ancora alto sulle acque del Mar Baltico quando il jet raggiunge la Piattaforma, la base operativa di WW.

Una piattaforma petrolifera di recente costruzione, acquistata dall’ONU dopo il fallimento dell’azienda proprietaria e riattata ad uso e consumo del supergruppo. Dotata delle migliori tecnologie, in modo da operare allo stesso livello dei team più blasonati.

Il velivolo si muove verso una piazzola di atterraggio molto ampia vista la mancanza di sovrastrutture superflue.

Il jet atterra in volo verticale, posandosi delicatamente e rapidamente affiancato da Box e Titanium X.

Davidson e gli altri membri del gruppo scendono rapidamente. Il funzionario inizia a descrivere sommariamente la base quando viene interrotto dall’arrivo di un uomo.

I capelli biondi vengono lasciati liberi dal resto del costume che protegge il capo dell’uomo, corpo atletico, passo sicuro, il volto di chi molto ha visto e sopportato nella vita. Il costume è interamente nero, escluso un disco luminoso al centro del petto, con altri piccoli cerchi illuminati intorno. Indossa un giubbotto dell’inconfondibile azzurro che contraddistingue l’ONU con il simbolo delle Nazioni Unite stampato sulla schiena, le maniche arrotolate fino ai gomiti. Il costume ricopre anche le braccia e le mani. Alla vita una cintura sempre azzurro ONU, con una visibile X al centro. Indossa stivali da combattimento e ginocchiere azzurre. Il costume nero come la pece è attraversato da lampi di energia che sembrano correre su circuiti stampati, ricordando i protagonisti di Tron.

“Ah, signori. Lasciate che vi presenti l’ultimo membro di WorldWatch ed il team leader: Alex Summers, HAVOK”

 

 

FINE PRIMA PUNTATA

 

Note dell’Autore:

            Innanzitutto grazie per essere arrivati in fondo a questa lunga prima puntata della nuovo corso di WorldWatch. Andiamo velocemente ad alcune note.

1) L’episodio è lungo, ma datemi delle attenuanti ^_- Avevo molti personaggi nuovi oppure fuori dal giro da un po’ da presentare. Molti saranno i protagonisti di questa serie e ad ognuno voglio dare la giusta visibilità.

Inoltre WW chiedeva un minimo di rincorsa vista la ripartenza ed il numero di pg coinvolti.

2) Il personaggio di Eblis è una scommessa. Spero vinta. Ho ritenuto inevitabile che in un team della natura di WW dovesse essere presente un membro che potesse dare uno sguardo da quella parte di una civiltà che in questi anni si è incontrata/scontrata con quella occidentale.

Ispirato (almeno “visivamente”) al Confessore, uno dei protagonisti di “Astro City” di Kurt Busiek. Una “piccola” citazione, un omaggio.

3) Madison Jeffries aka Box è ben conosciuto dagli amanti di Alpha Flight. Mutante, con la capacità di plasmare metallo, plastica e vetro nelle forme che più gli piacciono. Può entrare “in fase” con il robot/armatura Box e diventare un tutt’uno con essa. Ho sempre amato questo personaggio e lo trovo un elemento fenomenale per un gruppo, anche visto le potenzialità dei suoi poteri.

4) Marianne torna in azione dopo lo scioglimento del primo WW. Un altro personaggio che avrà molto da dire, specie più avanti. Le peripezie dei grandi cross-over MIT si faranno sentire in lei. Anche Sisma torna direttamente dalla prima serie di WW.

5) Titanium X è un personaggio di mia invenzione. Se pure ispirato a Titanium Man, vecchio nemico di Iron Man, se ne distanzia in molti punti. Specie quando vedrete chi è ^_-

6) Il Dipartimento per le Operazione di Mantenimento della Pace esiste realmente, così come gli altri organi ONU citati. L’unica libertà che mi sono preso è di mettere a capo del Dipartimento una donna.

7) Ebbene sì, Havok torna tra noi. Il mutante rientra nel mondo MIT in gran forma, ve lo garantisco. Come fa ad essere vivo, dato che era stato eliminato nella serie GIXM? Lo saprete nelle prossime puntate ^_-

Infine un grazie sentito a rossointoccabile e Carlo Monni, che mi hanno sopportato e supportato nella messa in opera di questa serie.